mercoledì 10 febbraio 2016

I 7 Specchi Esseni per conoscere noi stessi attraverso i nostri rapporti umani




Ogni persona che incontriamo è un nostro Maestro di vita, ringraziamolo sempre!


Per comprendere i 7 Specchi Esseni è opportuno descrivere, almeno in breve, chi erano gli Esseni, il loro rapporto con la natura e la loro spiritualita’.


Gli Esseni, chiamati anche nazareni, erano contadini, frutticoltori e profondi conoscitori delle proprieta’ delle erbe, dei cristalli e del colore con i quali curavano chi richiedeva il loro aiuto. Detenevano un’antica conoscenza, tramandata da Atlantide, portata in Palestina da Mose’ e dal suo popolo (gli Esseni) e divulgata successivamente in Europa dagli egizi. Medici e guaritori e vegetariani, non facevano sacrifici a Dio e dedicavano molto del proprio tempo a ringraziarlo, attraverso le preghiere che rivolgevano agli Angeli, a cui erano particolarmente devoti. Si dice che si alzassero all’alba e andassero nei boschi a chiamare le energie angeliche, con le quali si intrattenevano in modo molto naturale. Abbandonate le vanita’ del mondo, si erano ritirati ad una vita semplice che consentiva di avvicinarsi allo Spirito per viverlo nella materia come successivamente Gesu’ il Cristo (cristhos = “sapere”) ci ha ampiamente raccomandato.

Il pensiero Esseno sosteneva anche che l’essere umano, in accordo con il proprio Dio interiore, custodisce un “progetto dell’anima” e che, aiutato dai propri angeli custodi, dalle guide e dai maestri, arriva sulla Terra per imparare cio’ che si è prefisso, acquisendo integrita’ ed esperienza per crescere nella consapevolezza di essere di luce.

Concetti quali “la vita dell’anima” e “la coscienza dopo la morte fisica” erano ampiamente insegnati nelle loro scuole di saggezza e nello studio dei simboli come l’albero della vita. Molti dei loro insegnanti spirituali sono presenti in numerose religioni. In particolare, l’aspetto esoterico dell’Insegnamento Esseno era rappresentato dall’albero della vita e dalle comunioni essene con gli angeli di cui troviamo traccia nel libro Il Vangelo Esseno della Pace dove gli angeli vengono chiamati energie elettromagnetiche della luce, dell’aria, della terra, dell’acqua e del se’. 


Grazie a Gregg Braden, famoso geologo e spiritualista americano e al suo al prezioso lavoro noto come I Sette Specchi Esseni dei rapporti umani e della compassione, abbiamo la possibilita’ di applicare questo metodo integrandolo nella vita di tutti i giorni, velocizzando in tal modo il nostro processo di trasformazione per il raggiungimento della quiete interiore, una maggiore consapevolezza di noi stessi e dei rapporti interpersonali.



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Gli Esseni e i 7 Specchi dei rapporti umani e della compassione
di Gregg Braden


Gli antichi Esseni forse identificarono meglio di chiunque  altro il ruolo dei rapporti umani, riuscendo a dividerli in 7 categorie: 7 misteri corrispondenti ai vari tipi di rapporto che ciascun essere umano avrebbe esperimentato nel corso della sua vita di relazione. Gli Esseni li hanno definiti “specchi” e ci fanno ricordare che in ogni momento della nostra vita la nostra  realtà interiore ci viene rispecchiata dalle azioni, dalle scelte e dal linguaggio di coloro che ci circondano.

IL 1° SPECCHIO ESSENO
Il primo specchio esseno, dei rapporti umani, è quello della nostra presenza  nel momento presente.
Il mistero del Primo specchio è incentrato  su cosa noi inviamo nel momento presente, alle persone che ci stanno accanto. 
Quando ci troviamo circondati da individui e modelli di rapporto di comportamento in cui domina l’aspetto della rabbia o della paura, lo specchio funziona in  entrambi i sensi, potrebbe invece trattarsi di gioia, estasi e felicità, ciò che vediamo nel primo  specchio è l’immagine di quello che noi siamo nel presente. Chi ci è vicino ce lo rimanda, rispecchiandoci...
IL 2° SPECCHIO ESSENO
Il secondo specchio esseno, dei rapporti umani, ha una qualità simile alla precedente ma è un po’ più sottile. Anziché riflettere ciò che siamo, ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente.  
Se siete circondati  da persone, i cui modelli di comportamento vi provocano frustrazione o scatenano la vostra rabbia o astio e se percepite che quei modelli non sono vostri in quel momento, allora chiedetevi: Mi stanno mostrando me stesso nel presente?  Se potete onestamente rispondervi con un no c’è una buona probabilità che vi stiano invece mostrando ciò che voi giudicate nel momento presente.  La rabbia, l’astio o la gioia che voi state giudicando.... 
IL 3° SPECCHIO ESSENO
Il terzo specchio esseno dei rapporti umani è uno degli specchi più facili da riconoscere, perché lo percepiamo ogni volta che ci troviamo alla presenza di  un’altra persona, quando la guardiamo negli occhi, e in quel momento accade qualcosa di magico.  Alla presenza di questa persona, che forse non conosciamo nemmeno, sentiamo come una scossa elettrica, forse anche la pelle d’oca sulla nuca o sulle braccia.  Che cosa è appena successo, in quell’attimo?
Attraverso la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra innocenza, noi rinunciamo a delle grosse parti di noi stesi, per poter sopravvivere alle esperienze della vita.  Possono venir perse, senza che noi ce ne rendiamo conto, o forse le perdiamo consapevolmente o ancora ci vengono portate via da coloro che hanno un potere su di noi. 
Talvolta quando ci troviamo in presenza di un individuo che incarna proprio le cose che abbiamo perduto e che stiamo cercando, per poter ritrovare la nostra interezza, i nostri corpi esprimono una risposta fisiologica per mezzo della quale realizziamo di nutrire un’attrazione magnetica verso quella persona.
Se vi trovate in presenza di  qualcuno e, per qualche motivo inspiegabile, sentite l’esigenza di passare del tempo con quella persona, ponetevi una domanda: che cosa ha questa persona che io ho perduto, ho ceduto, o mi è stato portato via?  La risposta  potrebbe sorprendervi molto perché in realtà riconoscerete questa sensazione di familiarità, quasi verso  chiunque incontriate.  Cioè vedrete delle parti di voi stessi in tutti.  Questo è il terzo mistero dei rapporti umani...
IL 4° SPECCHIO ESSENO
Il quarto specchio esseno dei rapporti umani è una  qualità un po’ diversa.  Spesso nel corso degli anni ci accade di  adottare dei modelli di comportamento che poi diventano tanto importanti  da farci riorganizzare il resto della nostra vita per accoglierli. 
Sovente tali comportamenti sono compulsivi, creano dipendenza. Il Quarto mistero dei rapporti umani, ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e compulsione.  Attraverso la dipendenza e la compulsione, noi rinunciamo lentamente proprio alle cose a cui  teniamo di più.  Cioè mentre le cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo.  Ad esempio, quando parliamo di dipendenza e compulsione, molte persone pensano all’alcol e alla nicotina che sono certamente capaci di creare tali stati.
Ma ci sono altri modelli di comportamento più sottili come l’esercizio  di controllo in ambiente aziendale o  in famiglia o come la dipendenza dal sesso, dal possedere o generare denaro e abbondanza, anche questi sono esempi di compulsione e dipendenza. 
Quando  una persona incarna un simile modello di comportamento, può star certa che il modello, che pur è bello di per sé, si è creato lentamente nel tempo. Poco a poco, noi rinunciamo alle cose  che ci sono più care.  Se riorganizziamo le nostre vite per far posto al modello dell’alcolismo o all’abuso di sostanze forse stiamo rinunciando a porzioni della nostra vita rappresentate dalle persone che amiamo, dalla famiglia, dal lavoro, dalla nostra stessa sopravvivenza.
Il tratto positivo di questo modello è che può essere riconosciuto ad ogni stadio, senza bisogno di arrivare agli estremi perdendo tutto.  Possiamo riconoscerlo, guarirlo, e ritrovare la nostra interezza ad ogni stadio...
IL 5° SPECCHIO ESSENO 
Nella mia  opinione questo modello di rapporti umani, il quinto specchio esseno, è forse il più potente in assoluto, perché credo ci permetta di vedere meglio e più profondamente degli altri la ragione per cui abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo.  Esso rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con loro.
Attraverso questo specchio ci viene  chiesto di ammettere la possibilità che le azioni dei nostri genitori verso di noi riflettano  le nostre credenze e aspettative nei confronti di quello che potrebbe configurarsi come il più sacro rapporto che ci sia dato di conoscere sulla Terra e cioè il rapporto fra noi e la nostra Madre  e il nostro Padre Celeste, vale a dire con l’aspetto maschile e femminile del nostro creatore, in qualunque modo lo concepiamo.
E’ attraverso il rapporto con i nostri genitori, che essi ci mostrano le nostre aspettative  e credenze verso il rapporto divino. Per esempio se  ci troviamo a vivere un rapporto con genitori da cui ci sentiamo continuamente giudicati o  per i quali anche  fare del nostro meglio non è mai abbastanza, è altamente probabile che quel rapporto rifletta la  seguente verità: siamo noi che crediamo, dentro di noi, di non essere all’altezza e che forse non abbiamo realizzato quello che ci si aspettava da noi attraverso la nostra  percezione di noi stessi fino al Creatore.
Questo è uno specchio potente e molto impalpabile, che, forse più di altri, ci  può svelare perché abbiamo vissuto le nostre vite in un determinato modo...
IL 6° SPECCHIO ESSENO
Il sesto specchio esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto, infatti gli antichi lo chiamarono: l’Oscura notte dell’anima.Ma lo specchio in sé non è necessariamente altrettanto sinistro del suo nome.  Attraverso un’oscura notte dell’anima, ci viene ricordato che la vita tende verso l’equilibrio, che la natura tende  verso l’equilibrio e che ci vuole un essere estremamente  magistrale per bilanciare quell’equilibrio. Nel momento in cui affrontiamo le più grandi sfide della vita possiamo star certi che esse  divengono possibili solo dopo che abbiamo accumulato tutti gli strumenti che ci servono per superarle con grazia e con facilità, perché è quello il solo modo per superarle.Fino a che non abbiamo fatto nostri quegli strumenti non ci troveremo mai nelle situazioni che ci richiedono di dimostrare determinati livelli di abilità.  Quindi, da questa prospettiva, le sfide più alte della vita, quelle imposteci dai rapporti umani e forse  anche dalla nostra stessa sopravvivenza, possono essere percepite come delle grandi opportunità a nostra disposizione, per saggiare la nostra  abilità, anziché come dei test da superare o fallire.
E’ proprio attraverso lo specchio della notte oscura dell’anima che vediamo noi stessi nudi, forse per la prima volta, senza l’emozione, il sentimento, ed il pensiero, senza tutte le architetture che ci siamo creati intorno per proteggerci.
Attraverso questo specchio possiamo anche provare a noi stessi che il processo vitale è degno di fiducia ed anche che possiamo aver fiducia in noi stessi mentre viviamo.
La notte oscura dell’anima rappresenta per noi l’opportunità di perdere tutto ciò che ci è sempre stato caro nella vita e di vedere noi stessi alla presenza e nella nudità di quel  niente.
E proprio mentre ci arrampichiamo fuori dall’abisso di ciò che abbiamo perso e percepiamo noi stessi in una nuova luce, che esprimiamo i nostri più alti livelli di maestria...
IL 7° SPECCHIO ESSENO
Dalla prospettiva degli antichi, il settimo mistero dei rapporti umani o settimo specchio esseno era il più sottile e, per alcuni versi, anche il più difficile.  E’ lo specchio che ci chiede di ammettere la possibilità  che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sé perfetta e naturale.  A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati stabiliti per noi da altri, siamo  invitati a guardare i nostri  successi nella vita senza paragonarli a niente. Senza usare riferimenti esterni di nessun genere.
Il solo modo in cui riusciamo a vederci sotto la luce del successo o del fallimento è quando misuriamo i nostri risultati, facendo uso di un  metro esterno.  A quel punto sorge la seguente domanda: “A quale  modello ci stiamo rifacendo per misurare i nostri risultati? Quale metro usiamo?”
Nella prospettiva di questo specchio ci viene  chiesto di ammettere la possibilità che ogni aspetto della nostra vita personale – qualsiasi aspetto  - sia perfetto così com’è. Dalla  forma e peso del nostro corpo ai nostri risultati in ambito accademico, aziendale o sportivo.  Ci renderemo conto insieme che, in effetti, questo è vero  e che un risultato può essere sottoposto a giudizio solo quando viene paragonato ad un riferimento esterno.
Siamo quindi  invitati a permettere a noi stessi (il 7° specchio ci invita dunque a permetterci) di essere il solo punto di riferimento per i risultati che raggiungiamo.  Gli antichi consideravano l’ultimo specchio come il più impercettibile e per illustrarvelo vi racconterò un paio di storie.
Verso la fine del mio periodo aziendale condividevo  l’ufficio con una collega, perché lo spazio di lavoro a disposizione era limitato.  Avevamo mansioni molto diverse.  Siccome non c’era competizione fra noi, parlavamo e pranzavamo insieme spesso, diventando ottimi amici. 
Un giorno, tornato in ufficio dopo la pausa pranzo, la  vidi sbiancare  e sedersi mentre ascoltava i suoi messaggi in segreteria.
Le chiesi cosa  fosse successo e lei mi raccontò una storia che io sto per raccontare  anche a voi al fine di  illustrare il settimo specchio esseno.
La mia collega aveva un’amica, sua coetanee, madre di una ragazza che si era diplomata un paio di anni prima.  Era una bellissima ragazza, piena di talento, molto sportiva, brava a scuola, dotata di ottime capacità artistiche che aveva deciso, d’accordo con i genitori, di fare la modella dopo il diploma.
Dopo aver svolto alcuni ottimi servizi da modella ed aver frequentato una scuola specializzata di New York aveva completato  un’altra serie di incarichi e stava avviandosi verso una carriera di successo.
Finiti quei primi servizi le agenzie cominciarono a dirle che per quel tipo di lavoro avrebbe dovuto cambiare un po’ il suo aspetto.  Inizialmente le suggerirono di intervenire su cose semplici come  il giro vita e la misura del seno, che venne  aumentata per mezzo di un intervento chirurgico.  I suoi genitori erano d’accordo perché sapevano che la professione lo richiedeva.  Non passò molto tempo che le agenzie cominciarono  ad esigere forme più estreme di cambiamento.  Per esempio, quando la ragazza sorrideva aveva una sovra occlusione – che era pur gradevole da vedere – e le fu detto che una modella non poteva permetterselo e le chiesero di farsi operare.
Lei  obbedì, le sue mascelle vennero rotte e ricomposte.  Immobilizzate con strumenti metallici, ma, onestamente, io ho visto foto di prima e dopo l’intervento, c’era ben poca differenza.
Mentre  le mascelle erano immobilizzate, la ragazza dovette limitare la sua dieta e dimagrì molto, il che di solito è desiderabile per una modella.
In seguito alla perdita di peso le sue costole inferiori cominciarono ad essere più visibili.  La gente del suo ambiente disse alla ragazza che non era un problema, si poteva risolvere tutto chirurgicamente. Infatti la ragazza  si sottopose ad un intervento in cui le vennero asportate le costole fluttuanti inferiori.  E a quel punto cominciò a succederle qualcosa.
Forse  sapete già che il perso corporeo attraversa delle fasi.  Io stesso sono stato un podista a livello agonistico, per molti anni e c’erano periodi in cui potevo mangiare qualunque cosa senza  riuscire ad aumentare di peso, mentre in altri periodi bastava semplicemente pensare al  cibo per ingrassare.  E’ come se il corpo entrasse in una sua fase.  Può capitare di smettere di mangiare per un po’, mantenendo lo stesso peso costante o persino ingrassare, oppure  cominciare a perdere peso.  Poi, decidere di smettere e l’organismo invece continua a dimagrire, anche se si mangia normalmente.
Questo è proprio ciò che accadde alla ragazza.  Era entrata in una fase inarrestabile di dimagrimento e la telefonata che la  mia collega aveva ricevuto quella mattina era della madre della giovane che, dall’ospedale le aveva comunicato la morte della figlia in seguito a complicazioni derivanti da malnutrizione.
La giovane donna era stata portata all’ospedale perché il suo corpo non riusciva ad adattarsi a quel peso.
La domanda che mi posi fu questa: “Perché questo è successo? Qual è la ragione?”
Ancora un’altra storia.
Alcuni mesi fa Melissa ed io ci siamo messi in viaggio.   Per partire da casa nostra bisogna prendere in tutti i modi l’aereo ad Abuquerque ed usando certe compagnie aeree, di cui non faccio il nome,  bisogna passare per Dallas prima di  poter andare da qualunque parte.  Quindi quando andavo a Toronto, dovevo volare fino a Dallas per arrivare a destinazione o a Kansas City per arrivare a Dallas. Se  siete stati all’aeroporto di Dallas sapete che è enorme e che c’è una  rete tranviaria – teoricamente, quando funziona -  per portare i passeggeri da un terminal all’altro e, se funziona, è un ottima rete.  Normalmente  succede questo: si arriva all’uscita No. 6 e si deve  andare all’uscita 44 che è distante mezzo miglio.
Quel giorno eravamo in attesa dei tram  ai piedi di una lunga  scala mobile e davanti a noi c’era una coppia di anziani.  Una donna e un uomo, apparentemente duro di udito.  I due erano impegnati in un fitto dialogo in cui esprimevano  giudizi sulla gente.  Sembrava essere la loro attività abituale, tanto erano a loro agio nel farlo.  Mano a mano che arrivava  qualcuno dicevano: “Toh! Guarda quello come è vestito!” oppure “Guarda quella lì, hai visto che orecchini?” A un tratto, con la coda dell’occhio, ho visto scendere  dalla scala mobile una donna molto grassa.  Una volta avevo  un cliente che pesava 200 chili e so che  quella donna poteva pesare sui 180 chili. La donna reggeva una valigia vecchio stile, di linoleum con fibbie di metallo; c’erano più di 40 gradi a Dallas quel giorno e sicuramente la donna doveva avere un buon motivo per essersi messa in viaggio con quel caldo, viaggiando in quei sedili scomodi per lei con le caviglie gonfie  e trascinandosi dietro quella brutta valigia.
Venne a mettersi  proprio accanto a noi e la coppia continuò a fare i suoi commenti come prima e, siccome l’uomo era duro di orecchi, noi tutti sentimmo quando disse alla moglie: “Guarda quella donna, non è terribile? Perché non fa qualcosa per sé stessa? Si dovrebbe vergognare di farsi vedere in giro in quello stato!”
Era una rara opportunità, io ero qui, la coppia era qui e la donna grassa era lì.  Ed io credo che tacitamente  lei acconsentì a lasciarsi guardare negli occhi da me, perché  mi guardò direttamente in volto.  Anch’io la guardai direttamente negli occhi e lei non disse una parola, ma so che aveva udito tutto ciò che era stato detto.
Stette zitta e mentre aspettavamo il tram i suoi occhi si riempirono di lacrime.  Divenne rossa  in viso ed era chiaro che stava tenendo duro per non piangere.  Quel commento l’aveva ferita.  Salimmo sul tram.  La coppia si mise accanto a me e scambiammo quattro chiacchiere.  Erano persone per bene, non avevano intenti malevoli.  Avevano solo quell’abitudine inconscia a criticare.  In quel momento  seppi che avevamo avuto tutti una rara opportunità.  La donna aveva avuto l’opportunità di sentirsi giudicare; la coppia  aveva avuto l’opportunità di giudicare qualcuno ed io avevo avuto  l’opportunità di esserne testimone.
Entrambe le storie illustrano  il settimo  mistero esseno dei rapporti umani, il mistero del  ricercare la perfezione nell’imperfezione della vita.  La giovane  donna che aveva perso la vita, con quali standard si misurava? L’avevano fatta sentire imperfetta e l’avevano costretta a cambiare il corpo che  le era stato dato in questa vita.  Che metro aveva usato?
Quanto alla coppia che aveva percepito la donna come grassa e a me, che la descrivo come tale a voi adesso,  fino a che non paragonate la vostra esperienza  di vita ad un referente esterno, come potete non essere perfetti?
Ciò che vi raccomando è questo: siate consapevoli del modello a cui vi rifate per misurare i vostri risultati.
Che metro usate nella vita?
In base a che cosa distinguete  fra la vostra riuscita ed il vostro fallimento?
Mettiamola così: io potrei darvi un foglio con una lista di criteri e dirvi di parlarmi delle vostre abilità sportive, delle vostre abilità accademiche,  comunicative o amorose.  Chiedere: Siete dei bravi amanti?  E’ sempre una buona domanda. Non vi concederei più di 15 secondi per darmi una risposta, perché, a prescindere da cosa risponderete, se vi siete descritti come esseri meno che perfetti, a che cosa vi siete paragonati?  Come fate a dire che state facendo qualcosa  di non perfetto a meno che non facciate riferimento a qualcosa che sta  al di fuori di voi stessi?
Ne parlavamo proprio ieri quando sono  andato nella sala proiezioni per vedere la registrazione di questo video che i tecnici erano riluttanti a mostrarmela perché c’era la sensazione che avrei potuto essere critico verso me stesso.  Se io incarno questo  specchio, se io vi do il meglio di me nel momento presente, il risultato è perfetto, fino a quando non mi paragono a qualcun altro.  E’ perfetto, è il meglio che può essere in questo momento.
Questo per gli Esseni è il nodo più delicato, perché siamo così pronti a giudicare noi stessi.  Siamo noi i nostri critici più agguerriti.
Quindi vi invito ad esaminare la vostra vita ed a individuare le aree in cui sentite di non essere felici di voi stessi. Questo può accadere soltanto se non avete fatto del vostro meglio oppure se avete  fatto del vostro meglio e vi siete paragonati a qualcun altro.  Che metro usate? Nella nostra  cultura, che metro usiamo?
Noi veniamo paragonati a quest’uomo (ndr: indica l' immagine di Gesù).   
Sapete  che cosa ha detto quest’uomo quando era qui?
Disse: “Voi pensate che le cose che sto facendo io siano fantastiche, allora aspettate di vedere quello che sarete capaci di fare voi fra 2000 anni.”  Sto parafrasando un po’. Disse anche: “Non mettetemi su di un piedistallo, voi siete molto, molto più bravi di me se realizzate il potere che c’è in voi, il potere del pensiero, del sentimento e dell’emozione e di ciò che farete con esso.”
Questo è il settimo specchio esseno dei rapporti umani, lo specchio della perfezione.
Questi sette specchi dei rapporti umani sono potenti, ci forniscono delle profonde intuizioni sul perché abbiamo vissuto la nostra vita in un certo modo e abbiamo avuto determinati rapporti umani.
Gli Esseni ci ricordano che ciascuno di noi passerà attraverso ogni specchio durante la propria vita, che ne siamo coscienti o no.  Spesso ci muoveremo in molti specchi simultaneamente perché siamo maestri e lo diventiamo sempre di più in questa vita.
Nel passare attraverso gli specchi, noi procediamo attraverso la nostra vita, forse senza nemmeno renderci conto del perché facciamo queste cose.  Sarebbe bello se ogni mattina si accendesse una bella luce al neon che ci dicesse: “Oggi, dopo aver fatto colazione, dopo che i tuoi familiari sono usciti, puoi cominciare il tuo lavoro sull’oscura notte dell’anima.”
La vita non funziona  così.  Siamo invitati a conoscere noi stessi in presenza di altri, attraverso i nostri rapporti umani e quando quei rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio di quella guarigione e lo portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita, camminando tra i due mondi del cielo e della terra.
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tratto dalla trascrizione della videoconferenza "Camminare tra i mondi" di Gregg Braden

immagini dal web

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